Abi: nell’ultimo trimestre del 2009 in crescita i mutui
Famiglie italiane solide sul fronte finanziario nonostante una fase estremamente difficile del ciclo economico. Una rilevante capacità di risparmio e una forza patrimoniale tra le maggiori dei paesi avanzati, accanto alla robustezza del sistema bancario e alla tenuta dei conti pubblici, sono i fattori principali che hanno consentito di mitigare i costi della crisi. Questa l’analisi contenuta nel primo “Report trimestrale – indicatori di indebitamento, vulnerabilità e patologia finanziaria delle famiglie italiane” realizzato da ABI in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Il report rappresenta un nuovo strumento di monitoraggio trimestrale che, alla luce delle conseguenze dello shock macroeconomico 2008-2009, consentirà di tenere sotto stretta osservazione i rischi potenzialmente connessi con la crescita dell’indebitamento e con l’acuirsi dei fattori di difficoltà economica. Le analisi hanno passato in rassegna un ampio set di indicatori in grado di segnalare lo stato delle condizioni finanziarie delle famiglie quali: indicatori di indebitamento, vulnerabilità, patologia finanziaria, domanda e offerta di credito. Tra gli indicatori di vulnerabilità è stato preso in considerazione l’indice di accessibilità all’abitazione il quale, costruito dal Centro studi dell’ABI sulla base di prassi metodologiche internazionali e stime su dati dell’Agenzia del territorio, dell’Istat e della Banca d’Italia, permette di misurare l’apporto del credito bancario nonché dei livelli di reddito e dell’andamento del mercato immobiliare alla possibilità di acquisto della casa. Il report segnala che nell’ultimo trimestre 2009 i mutui per l’acquisto di abitazioni sono cresciuti dell’8,2% rispetto al 2008, per un ammontare di circa 247 miliardi di euro. Nello stesso periodo il credito al consumo ha avuto un incremento del 6,7% a quota 113 miliardi di euro. Per effetto della crisi, tuttavia, lo stato delle sofferenze ha raggiunto l’1,19% a fine 2009, in crescita dello 0,33% sul 2008.
Le famiglie sono mediamente in grado di acquistare un’abitazione al prezzo medio di mercato: l’indice di accessibilità è basato sull’idea che l’acquisto sia sostenibile quando la rata del mutuo non supera il 30% del reddito. L’anno scorso il 58% delle famiglie italiane, circa 15 milioni di nuclei, disponeva di un reddito sufficiente per sostenere i costi di un mutuo. L’indice di accessibilità, invece, risulta molto più basso e negativo a partire dal 2006 per le famiglie giovani e senza una casa di proprietà: in particolare nelle grandi città dove il relativo vantaggio di un maggior reddito disponibile viene contrastato dalle più alte quotazioni immobiliari.
Nella fase più recente, comunque, sia il dato nazionale che quello relativo alle grandi macroaree geografiche ed alle famiglie giovani registrano un relativo miglioramento a cui contribuisce soprattutto il basso livello dei tassi di interesse.
Complessivamente emerge un buon livello di solidità delle famiglie italiane, anche se la crisi induce a monitorare con attenzione tutti i possibili fronti di vulnerabilità. Di fronte a questo, le sole politiche di credito non possono fornire una risposta globale, ma sono necessarie soluzioni più specifiche. Per quanto riguarda la politica economica generale, il tema della perdita di potere di acquisto dei redditi è importante: richiede risposte tese al rafforzamento delle capacità competitive del sistema del Paese e quindi delle capacità di crescita, e non meri incrementi salariali che in assenza di aumenti di produttività si tradurrebbero in recuperi effimeri.
Per quanto attiene alle politiche mirate, esse dovrebbero includere da un lato interventi volti a sostenere ulteriormente soprattutto le famiglie giovani e senza casa di proprietà, cioè la tipologia di famiglia che risulta più penalizzata; dall’altro politiche di investimenti nell’edilizia agevolata e misure che possano facilitare l’accesso al credito mediante la costituzione di fondi di garanzia, campo nel quale vi sono già consolidate esperienze e varie forme di collaborazione tra istituzioni ed industria bancaria.
Fonte: newpages.it
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