I politici e le case.
Da affittopoli a svendopoli. quanto piacciono gli immobili ai politici con l'apertura del vaso di pandora della questione immobiliare del ministro scajola, su cui stanno indagando i pm di perugia, sulla stampa il giornalista mattia feltri ricostruisce non solo la storia degli undici immobili dichiarati dal ministro già nel 2007, ma riassume in un sola puntata tutto quanto in italia da sempre il peso politico si misuri in mq
la storia inizia a Roma, a fontana di trevi nell'attico con superattico che ciriaco de mita pagava equo canone teorizzando il diritto al privilegio delle classi dirigenti - come spiega feltri. era il1988 e l'immobile terrazzatissimo misurava 400mq
di li a poco balzò alle cronache che la casta politica si era spartita il patrimonio immobiliare: la sinistra aveva "occupato" quello inps, i democristiani quello inpdai. nessuno escluso, si andava da giuliano amato a giorgio la malfa, al giovane rutelli a nilde jotti. in questa puntata successe anche che paolo cirino pomicino accogliesse i fotografi in casa, "kitch e sbalorditivo" per farsi vanto del suo potere
dunque in Italia il peso del politico si calcolava allora come ora in mq, e ancora adesso - come successe nel 1993 a claudio martelli, quando la sua villa sull'appia antica divenne simbolo di taccheggio - la proprietà di un immobile ti si può ritorcere contro, e il caso Scajola lo dimostra
feltri poi passa a raccontare affittopoli. era il 1996 e alcuni giovani politici emergenti della sinistra del post mani pulite - ossia massimo d'alema e walter veltroni - vennero beccati a vivere in case di lusso a equo canone. il primo lasciò la casa, il secondo chiese l'adeguamento dell'affito. lo stesso accadeva a destra con clemente mastella che si diceva sicuro che i suoi elettori avrebbero capito
la successiva puntata si chiamò svendopoli e consistette nella vendita delle stesse residenze, occupate con un affitto da niente, vendute a quegli stessi inquilini illustri ad un prezzo di favore.
intanto spopolavano foto casting delle case di franco marini o pierferdinando casini. investimenti e tetti di lusso: anche gianni alemanno ebbe il suo - racconta ancora la stampa - enicola mancino acquistò per un miliardo e 550 milioni di lire una casa di dieci stanze più una soffitta in corso rinascimento, la via del senato. intanto mastella si allargava con sei appartamenti per i figli, sedi di partito e redazione di giornali vari
per non parlare poi degli abusi edilizi, ultima ma non ultima fase, come quello di vincenzo viscoa pantelleria, a quelli di silvio berlusconi per le sue ville. recentemente poi si è tornato a parlare di casa anche nel partito dei valori, puntando il dito sulle masserie - in tutto con gli appartamenti pare siano 9 - di Antonio di pietro, che così raggiunge in classifica fausto bertinotti. ma feltri ricorda anche che non è solo la proprietà a fare un vero politico, se gianni de michelis visse all'hotel plaza, in via del corso a roma, per sei milioni di vecchie lire al mese
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