Energie rinnovabili: la Cina batte gli USA.
La corsa allo sviluppo della Repubblica Popolare cinese ha dato i suoi frutti e per la prima volta nella storia degli investimenti nelle energie low carbon il gigante asiatico si trova in una posizione di vantaggio rispetto agli Stati Uniti. Il sorpasso è avvenuto nel 2009 secondo quanto riferisce il rapporto Chi ha vinto la corsa alla Clean Energy?pubblicato dal Pew Charitable Trusts, organizzazione no-profit.
Nell’anno passato Pechino ha investito 34,6 miliardi dollari nell’economia delle rinnovabili contro i 18,6 miliardi degli Usa che si aggiudicano così il secondo posto nella classifica globale dell’ organizazzione.
Questo scavalcamento per Phyllis Cuttino, direttore della Campagna Global Warming dell’Ong, è da attribuire ad una mancanza di forti politiche statunitensi a sostegno alle energie verdi, carenti in sistemi di incentivazione ad hoc basati sui premi alla produzione e di una legislazione nazionale sul clima che fissi uno standard energetico nazionale.
Nel complesso, gli investimenti nel settore sono diminuiti di circa il 6,6 per cento nel 2009 in tutto il mondo a causa della recessione, segnando i 162 miliardi dollari, ma si tratterebbe di una tendenza provvisoria e già per il 2010 si dovrebbe parlare di una risalita a 200 miliardi di dollari.
A rendere particolarmente attraente la Cina la scelta del governo di adottare dei target nazionali per l’energia rinnovabile, compresi i mandati per 30 GW sia dall’eolico che dalle biomasse entro il 2020, e la realizzazione di un feed-in-tariff per i progetti di sfruttamento del vento e si appresta a lanciare misure simili nel campo del fotovoltaico. Per adesso, spiega il rapporto il Paese stelle e strisce, deve accontentarsi di mantenere un vantaggio marginale sul totale della capacità installata, con 53.4 GW ma, secondo gli analisti, se le tendenze attuali continuassero sarà questione di pochi mesi prima che venga sorpassata anche in questo campo dalla Repubblica Popolare, già a quota 52.5 GW.
Seguono i capofila, la Gran Bretagna con 11,2 miliardi di dollari e la Spagna con 10,4 miliardi, ossia tutti Paesi con forti quadri politici a livello nazionale e dentro al mercato del carbonio. Discorso diverso invece per il tasso di incremento che incorona prima la Turchia con un ottimo più 178%, seguita da Brasile (+148%), Cina (+148%), Gran Bretagna (+127%). “Anche nel bel mezzo di una recessione globale, il mercato dell’energia pulita ha registrato una crescita impressionante”, ha continuato Cuttino.
“I paesi stanno gareggiando per la leadership. Sanno che investire nell’energia pulita dà la possibilità di rinnovare le basi di produzione e creare opportunità di export, posti di lavoro e business”.
Per il Belpaese la situazione non riserva grandi sorprese: con i suoi 9,8 GW di capacità rinnovabile e i 2.6 miliardi di dollari investiti si aggiudica il nono posto nella classifica generale pur dimostrando negli ultimi cinque anni un tasso di crescita degli stessi investimenti del 110%.
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