mercoledì 20 gennaio 2010

Crisi: le banche mettono alle corde le imprese.

L’Ance con questo comunicato vuole attirare l’attenzione verso un altro fenomeno che continua a manifestarsi in maniera preoccupante: il cambiamento unilaterale delle condizioni contrattuali sui finanziamenti in essere da parte delle banche: ben il 33% del campione, ovvero un terzo delle imprese, ha dichiarato di aver subito la richiesta di cambiamento delle condizioni previste dal contratto sottoscritto con l’istituto di credito.

In un momento così delicato, per le imprese è difficile cambiare controparte e quindi il più delle volte le aziende devono accettare queste variazioni, essendo molto basso il loro potere contrattuale.

Ma le imprese denunciano anche la richiesta di garanzie aggiuntive da parte delle banche, l’allungamento dei tempi di istruttoria, l’aumento degli spread applicati, la diminuzione della quota di finanziamento sull’importo totale dell’intervento e la difficoltà nell’accollo dei mutui agli acquirenti.


Molte imprese, inoltre, dichiarano di aver ricevuto richieste di rientro dai prestiti in essere.

Questo aspetto sta creando forti tensioni finanziarie alle aziende soprattutto per i tempi richiesti per compiere l’operazione, talvolta molto ristretti, e per le condizioni applicate.
Sembrerebbe, infine, che le banche preferiscano finanziare, in questa fase congiunturale, le imprese edili con credito a breve termine invece che con finanziamenti pluriennali.
Una scelta di questo tipo influirebbe negativamente sull’equilibrio economico-finanziario delle imprese sotto diversi punti di vista.


In primo luogo, si favorirebbe il disequilibrio finanziario dei bilanci delle aziende: si finanzierebbero, infatti, investimenti pluriennali con debito a breve scadenza, peggiorando in questo modo il rating delle imprese.

In secondo luogo, le aziende accederebbero ad una forma di prestito più costosa e meno sicura, perché soggetta a revoca, e quindi si creerebbero ulteriori tensioni finanziari

 

Vogliamo ricordare al Governo, ei in particolare al ministro Tremonti, che in Italia non esiste solo la Fiat e le 3 grosse banche(che hanno rifiutato l’aiuto governativo) ma esistono una miriade di piccole e medie imprese che sono l’ossatura della nostra economia, chiamati anche il popolo degli F24.

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