lunedì 16 novembre 2009

Mutuo Variabile: Bankitalia chiede chiarezza



Il vantaggioso mutuo variabile ha spopolato tra le famiglie Italiane che si sono letteralmente lanciate a occhi chiusi stipulando mutui a taso variabile per risparmiare qualcosina.
Con il costo del denaro ai minimi storici e i tassi italiani mediamente piu’ alti dell’eurozona, le famiglie nell’anno del crollo del mercato immobiliare con i mutui in calo del 17%, come denuncia l’Ance, non hanno dubbi sul tipo di tasso.
I vantaggi sono numerosi ma cosa potra’ succedere nel futuro? Un quesito che sembra preoccupare anche bankitalia, poichè nei primi mesi del 2009 il 70% delle famiglie ah deiso per il variabile, un numero di tutto rispetto!
Anche bankitalia suggerisce una linea di condotta, perchè è essenziale che gli intermediari forniscano alla clientela una corretta e sostanziale precontrattuale sui rischi connessi alla stipula di contratti il cui onere finanziario puo’ lievitare significativamente in presenza di aumenti dei tassi di interesse.

Alla fine dell’ anno scorso il rapporto tra debiti finanziari delle famiglie e reddito disponibile risultava pari al 57% contro il 93% della zona dell`euro. Ma tra il 2004 e il 2006 l`indebitamento solo per i mutui e` salito dal 17 al 32%: una soglia ritenuta critica per l’equilibrio del bilancio familiare.
A scoraggiare i mutui a tasso fisso per Bankitalia contribuisce lo squilibrio che c’e’ rispetto all’ area euro, divergenza che risulta invece minima sui tassi variabili. Secondo le rilevazioni armonizzate - ha osservato Rinaldi - i tassi medi praticati in Italia, nel confronto con gli altri Paesi dell’area dell’euro, risultano nel complesso allineati per i mutui a tasso variabile.

Per i mutui a tasso fisso permane un divario». I numeri: sul variabile l`Italia si colloca attorno al 3% contro il 2,5% circa del resto di Eurolandia, mentre per i mutui a tasso fisso il nostro Paese viaggia tra il 4,5 e il 5% contro una media inferiore al 4% nell`Eurozona.

Questo vale per i mutui, ma anche per i prestiti e le carte di credito. «Il credito al consumo in Italia che vale complessivamente 110 miliardi di euro - ha spiegato Rinaldi - e` una forma di indebitamento piu` onerosa che all`estero con un tasso d`interesse praticato dalle banche italiane sulle nuove operazioni attorno al 10%, piu` elevato rispetto alla media dell`euro». La forma piu` costosa e’ sulle carte di credito revolving (quelle che consentono di rimborsare a rate il saldo di fine mese) con tassi pari mediamente al 17%. Poi il credito finalizzato (poco meno del 12%), i prestiti personali (l`11%) e la cessione del quinto (il 9%). Tassi rimasti praticamente uguali rispetto alla fase pre-crisi, quando il costo del denaro deciso a Francoforte era al 4% contro il piu` competitivo 1% attuale. Cosi` mentre crescono le difficolta’ delle famiglie, il credito rimane a livelli alti. E aumentano le sofferenze, con una crescita che Bankitalia valuta del 2% nei primi tre trimestri del 2009.

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